Canti di Ossian by James MacPhearson

Canti di Ossian by James MacPhearson

autore:James MacPhearson [MacPhearson, James]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Tutti s’alzar del re di Tura i duci,

Come vigor di mezzo spento foco, 520 Se d’improvviso dal deserto il vento

Rapido vien sulle fischianti penne.

Suona lo scudo: nell’amabil Nato

Gli eroi credero di veder risorto

L’estinto Cucullin; tal girava egli 525 I scintillanti sguardi, e tal movea

Sulla pianura; la battaglia ferve

Presso il Lego, preval di Nato il brando,

O re d’Erina, e lo vedrai ben tosto

Nelle tue sale. – Ah potess’io vederlo, 530 Carilo, in questo punto! allor soggiunse

La di Corman rinnovellata gioja.

Ma tristo io son per Cucullin, gioconda

Era al mio orecchio la sua voce; spesso

Movemmo in Dora i nostri passi a caccia 535 Delle brune cervette: ei favellava

Dei valorosi, ei mi narrava i fatti

De’ padri miei; fiamma di gloria intanto

M’ardea nel cor: ma siedi alla mia festa,

Carilo, io spesso la tua voce intesi. 540 Deh tu di Cucullino, e di quel forte

Generoso stranier canta le lodi.

Di tutti i raggi d’oriente adorno

Sorse in Temòra il nuovo dì; Tratino

Figlio del vecchio Gelama sen venne 545 Dentro la sala. O re d’Erina, ei disse,

Vidi una nube nel deserto: nube

Da lungi ella parea, ma poi scoprissi

D’uomini un nembo: innanzi a lor s’avanza Uom baldanzoso; gli svolazza al vento 550 La rossa chioma, al raggio d’oriente

Splende lo scudo, ha in man la lancia. – E bene, Di Temora chiamatelo alla festa,

Disse il buon re d’Erina. È la mia sala

La magion dei stranieri, o generoso 555 Di Gelama figliuol: fia forse questi

Il duce d’Eta, che sen vien nel suono

Della sua fama. Addio, stranier possente,

Se’ tu l’amico di Corman? che veggio?

Carilo, oscuro ed inamabil parmi, 560 E trae l’acciaro. Or dì’, cantore antico,

Questo è il figlio d’Usnor? d’Usnorre il figlio Non è questo, o Corman, ma ’l prence d’Ata. Fero Cairba dall’atroce sguardo,

Così armato perchè? non far che s’alzi 565 Il brando tuo contro un garzone. E dove

Frettoloso ten corri? Ei passa muto

Nella sua oscuritade, e al giovinetto

La destra afferra; il bel Corman previde

La morte sua; gli arde il furor negli occhi. 570 Scostati, o d’Ata tenebroso duce;

Nato s’avanza; baldanzoso e forte

Sei nelle sale di Corman, perch’ora

E` debole il suo braccio. – Entra nel fianco

La cruda spada al giovinetto; ei cade 575 Là nelle sale dE’ suoi padri; e’ sparsa

La bella chioma nella polve, intorno

Fuma il suo sangue. – O del magnanim’Arto Caro figlio, diss’io, cadesti adunque

Nelle tue sale, e non ti fu dappresso 580 Di Cucullin lo scudo, e non la lancia

Del padre tuo? Triste le rupi e i boschi

Son or d’Erina, perchè steso a terra

È del popolo il duce. O benedetta

L’anima tua, Corman! Corman gentile! 585 Così tu dunque alle speranze nostre

Rapito fosti del tuo corso a mezzo?

Del fier Cairba giunsero all’orecchio

Le mie parole; in tenebroso speco

Ei ci racchiuse: ma d’alzar la spada 590 Su i cantor non osò, benchè il suo spirto

Nero fosse e sanguigno. Ivi tre giorni

Stemmo languendo: il nobile Catmòrre

Giunse nel quarto, udì dalla caverna

La nostra voce, ed a Cairba volse 595 L’occhio del suo disdegno. O prence d’Ata, Fino a quando, diss’ei, vorrai tu ancora

Rendermi afflitto? a masso del deserto

Rassomiglia il tuo cor: foschi



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